Con la tecnica laparoscopica si interviene utilizzando una speciale strumentazione che entra nell’addome attraverso piccole incisioni, inferiori al cm, invece che attraverso ampie incisioni chirurgiche. Per questa ragione la laparoscopia è considerata una tecnica chirurgica molto meno invasiva rispetto alla chirurgia addominale tradizionale.

La laparoscopia ginecologica si esegue effettuando in primo luogo una incisione vicino all’ombelico attraverso la quale viene introdotto del gas (anidride carbonica) servendosi di un ago speciale, questo per ampliare e distendere la cavità addominale consentendo una migliore visione e uno spazio chirurgico più ampio. Nella stessa incisione viene anche introdotto il laparoscopio, uno speciale strumento ottico, che esamina l’interno della cavità addominale e delle pelvi servendosi di una fonte luminosa e di un sistema video (telecamera, monitor, videoregistratore). In questo modo si riesce ad avere una buona visione di tutti gli organi interessati. Vengono poi eseguite altre due piccole incisioni, sempre nell’addome, attraverso cui passeranno gli strumenti chirurgici veri e propri (elettrobisturi, aghi, pinze, forbici, aspiratori, ecc) che opereranno con l’ausilio del sistema video descritto. In alcuni casi può rendersi necessario introdurre nella vagina uno strumento, chiamato manipolatore, che avrà la funzione di muovere l’utero a seconda delle necessità durante l’intervento. Al termine dell’operazione viene estratta la strumentazione cercando di favorire la fuoriuscita del gas introdotto in precedenza. Infine vengono suturate le piccole incisioni.

La durata di un intervento chirurgico che utilizza la tecnica laparoscopica varia a seconda della complessità dell’operazione (da un minimo di 15-30 minuti nei casi in cui si debbano effettuare diagnosi, ad un massimo di due ore negli interventi più ostici). La durata dunque non è da sottovalutare, ma molto meno rispetto a tutti i vantaggi derivanti dall’utilizzo di questa tecnica.

La laparoscopia prevede sempre l’anestesia generale. L’intervento viene effettuato insufflando nell’addome anidride carbonica. L’introduzione del gas, che ha lo scopo di migliorare la visibilità nella zona su cui si intende intervenire, esercita una pressione che in condizioni normali impedirebbe una normale espansione dei polmoni. Per questa ragione nel corso dell’anestesia generale è necessario compensare la pressione intraddominale con il respiratore automatico anestesiologico. Inoltre durante l’intervento alla paziente viene fatta assumere una posizione a testa in giù (posizione di Trendelenburg), che in interventi di più lunga durata sarebbe mal sopportata. In questo caso però l’intervento laparoscopico, grazie alla sua minore invasività, prevede forme di anestesia più leggere con un conseguente miglior decorso post-operatorio.

Nel percorso diagnostico sull'infertilità l'intervento laparoscopico può essere una tappa obbligata. Solo attraverso la laparoscopia si riesce a documentare con esattezza lo stato degli organi pelvici, la presenza di aderenze che modificano i rapporti fra tube e ovaio e la presenza di endometriosi. Nel corso dell'intervento è anche possibile valutare la presenza di aderenze, lo stato della mucosa del padiglione e, soprattutto, la pervietà delle tube ovvero la loro apertura. A tal scopo viene spesso eseguita la Cromosalpingoscopia utilizzando un colorante che valuta con grande precisione il passaggio corretto del medesimo attraverso le tube. Si ricorre alla laparoscopia anche per arrivare ad una diagnosi nei casi in cui di alcune condizioni cliniche (sterilità, dolore pelvico cronico, ecc.) non si spieghino le cause con i tradizionali metodi di indagine (esami di laboratorio, ecografie, ecc). Grazie alla laparoscopia può essere possibile invece arrivare ad una diagnosi precisa e contestualmente intervenire quando necessario sulle patologie evidenziate (endometriosi, aderenze, ecc.).

E' frequente che le pazienti che soffrono di dolori pelvici cronici o di sterilità abbiano aderenze pelviche. Queste altro non sono che tessuti fibrosi che fanno aderire fra loro gli organi pelvici e addominali. Attraverso la laparoscopia è possibile liberare completamente le pelvi ottenendo risultati più che soddisfacenti nella maggior parte dei casi. Inoltre l'intervento laparoscopico, essendo meno invasivo rispetto ad una tradizionale laparotomia, riduce notevolmente la possibilità che si riformino nel tempo nuove aderenze.

Attraverso l'intervento laparoscopico è possibile eliminare cisti di qualsiasi forma e dimensione, previa aspirazione o integre, enucleando la capsula cistica e conservando il tessuto delle ovaie. Vengono annoverate fra le patologie annessiali anche il piosalpinge (la presenza di pus nella tuba causata da una infiammazione) e l'idrosalpinge (la presenza di essudato sieroso nel lume della tuba, causata da stenosi o occlusione dell'estremità dell'organo).

In caso di endometriosi è quasi sempre necessario che la diagnosi venga fatta o confermata attraverso una laparoscopia. L’operatività chirurgica laparoscopica varierà a seconda dell’entità e dello sviluppo della patologia. Quando l’endometriosi non è grave si può ricorrere alla vaporizzazione laser o diatermocoagulazione (anche detta causticazione) dei focolai endometriosici presenti. Talvolta può anche essere necessario eliminare le aderenze che vincolano gli organi pelvici. Frequentemente la laparoscopia ha lo scopo di asportare cisti ovariche endometriosiche rendendo talvolta inevitabile l’asportazione dell’ovaio.

Effettuare una laparoscopia ginecologica in caso di gravidanza extrauterina, entro l'ottava-nona settimana di gravidanza, consente spesso di risparmiare la tuba coinvolta con un rispristino delle sue funzioni. Nel caso in cui la tuba risulti seriamente danneggiata può essere necessaria la sua rimozione (salpingectomia).

La laparoscopia consente di asportare fibromi uterini intramurali o a sviluppo sottosieroso anche di dimensioni notevoli (8-10 cm di diametro). Questi vengono rimossi previa frantumazione attraverso il "morcellatore", uno strumento le cui dimensioni rendono necessario eseguire incisioni leggermente più grandi del solito (2cm al massimo).

Attraverso la laparoscopia oggi si può eseguire anche l’isterectomia, ovvero l’asportazione dell’utero. Le modalità di esecuzione possono variare a seconda dei casi essendo possibile talvolta conservare il collo dell’utero e le ovaie in base alle esigenze della paziente.

Nelle donne giovani in piena attività ovarica può verificarsi frequentemente l’insorgenza di dolore pelvico cronico. Le cause dell’algia pelvica possono essere molteplici e possono riguardare: a) l'apparato genitale b) l'apparato urinario c) l'apparato digerente d) il sistema nervoso periferico e) la muscolatura interna del bacino.
Ci sono dunque cause organiche, funzionali o anatomiche, e cause di natura psicogena o neurovegetativa, di natura quindi prevalentemente psichica. Se le cause sono organiche al dolore specifico pelvico possono associarsi altri sintomi che anamnesticamente aiutano ad orientare le indagini sull’apparato o sull’organo che da origine al dolore. Nel cercare di indagare le cause del dolore pelvico cronico la semeiotica fisica è sicuramente molto importante (visita ginecologica, visita dell'addome e valutazione ortopedica e neurologica nel caso in cui si ritiene che il dolore sia un cofenomeno di patologie a carico del sistema nervoso periferico, del rachide o radicolari). Spesso però questi passaggi non sono sufficienti e diventa necessario eseguire accertamenti diagnostici attraverso la chirurgia laparoscopica.
E’ stato riscontrato che le cause che più frequentemente sono imputabili ai dolori pelvici cronici sono:

• la malattia infiammatoria pelvica
• l’endometriosi
• il prolasso genitale e la retroversione dell’utero
• le sindromi aderenziali pelviche postchirurgiche o post-infiammatorie
• la sindrome dell’ovaio policistico
• la dismenorrea primaria ed i dolori legati all’ovulazione
• le neoplasie benigne o maligne
• le complicanze dolorose a seguito di terapie radianti per neoplasie ginecologiche
• il varicocele pelvico

Un dolore si definisce cronico quando si protrae per oltre 3-6 mesi. In molti casi si manifesta come un dolore sordo che viene accentuato dal verificarsi di particolari condizioni (rapporto sessuale, ciclo mestruale).

Rispetto alla chirurgia tradizionale la laparoscopia presenta numerosi vantaggi.
Le ferite chirurgiche della parete addominale, rispetto a quelle prodotte dalla chirurgia tradizionale, sono di dimensioni notevolmente ridotte e questo comporta sia un vantaggio in termini di minor trauma subito dalla parete addominale stessa che da un punto di vista estetico. Grazie poi al sistema di visualizzazione video la visione degli organi pelvici risulta migliore rispetto a quella che si ha ricorrendo alla chirurgia tradizionale. La mancata apertura dell’addome comporta un trauma degli organi presenti nella cavità addominale decisamente ridotto con un conseguente decorso post-operatorio migliore e una ripresa della funzionalità dell’intestino più rapida. Questo determina la riduzione della degenza ospedaliera e una ripresa dell’attività lavorativa e sociale più veloce.

Come accade per tutti gli atti medici e chirurgici anche la laparoscopia può presentare alcuni rischi. Possono verificarsi emorragie o lesioni a carico degli organi addominali, ad esempio dell’apparato intestinale. La maggiore o minore probabilità che si verifichino complicazioni è strettamente correlata alla complessità dell’intervento; il rischio è minore, ad esempio, quando si effettua una laparoscopia diagnostica piuttosto che nel caso in cui si intervenga su una endometriosi severa.
Le percentuali di rischio sono anche collegate alle caratteristiche della paziente. Se, ad esempio, è presente una marcata obesità l’esecuzione della laparoscopia risulta nella maggioranza dei casi impossibile.
Maggiori difficoltà e quindi maggiori probabilità di complicazioni sono anche da mettere in relazione allo storico della paziente. Nel caso in cui infatti questa abbia già subito interventi chirurgici addominali può essere presente nella cavità una situazione aderenziale complessa. Dunque in presenza di difficoltà tecniche o nell’eventualità che possano insorgere complicanze diventa necessario, in alcuni casi, ricorrere ad un intervento chirurgico di tipo laparotomico e quindi che prevede l’apertura tradizionale dell’addome.
Nelle ore che seguono l’intervento non deve preoccupare la presenza di dolore alle spalle causato dal gas introdotto nell’addome per ottenerne la distensione. Questo scomparirà spontaneamente nell’arco di 24 ore. In alcuni casi per evitare questo sgradevole effetto collaterale si può utilizzare un drenaggio endopelvico.
Un'altra possibile conseguenza è la comparsa, nei giorni che seguono l’intervento, di qualche perdita ematica dalla vagina. Queste possono essere causate dall’utilizzo del “manipolatore”, lo strumento che serve a mobilizzare l’utero nel corso dell’intervento, ma non devono destare particolari preoccupazioni poiché regrediranno spontaneamente nell’arco di pochi giorni.